Lo scopo che
ci poniamo, con qualsiasi bambino, è quello del raggiungimento della sua
autonomia nelle varie aree del comportamento adattivo. Crescere significa anche
in tutte le culture, maturare abilità che consentano al bambino di separarsi
sia emotivamente, sia operativamente
dall’adulto ed essere partecipe attivo e responsabile del suo contesto
di vita. Ciò vale anche nel caso del bambino disabile, il quale potrà maturare
livelli di autonomia, dipendenti, da un lato dalle sue specifiche menomazioni e
abilità, dall’altro dalla presenza nel suo contesto di facilitatori o barriere.
Lo stesso ICF (il principale strumento di
classificazione internazionale del funzionamento e della disabilità) sottolinea l’importanza
dell’adattamento dell’ambiente come fattore essenziale per favorire lo sviluppo
delle abilità e più in generale dell’autonomia. In questa idea, il ruolo delle
strategie visive rappresentano a tutti gli effetti dei facilitatori in grado di
favorire lo sviluppo dell’autonomia e con essa la partecipazione del soggetto.
È
fondamentale, nell’utilizzo delle strategie visive, un lavoro mirato a casa, ed
è altrettanto fondamentale che questo vada poi ad ampliarsi a tutti i contesti in cui il bambino
partecipa, compresa ovviamente la scuola. È necessario per comprende il
significato delle strategie visive, fare una premessa di carattere metodologico
a partire dal quale l’uso delle immagini assume significato.
Il terapista
occupazionale, durante l’insegnamento delle varie fasi di un’attività, potrà
offrire livelli di aiuto diversi (prompting) a seconda delle caratteristiche
del bambino. Si è soliti distinguere, a riguardo, tra guida fisica, modelling,
guide verbali e gestuali, tutte forme di aiuto classiche che prevedono, in
maniera più o meno costante la presenza di un adulto, ponendosi sempre come
obiettivo la riduzione graduale della propria guida (per esempio passaggio
dalla guida fisica a quella verbale) fino alla sua scomparsa.
Gli
interventi con strategie visive vanno ad inserirsi proprio in questo panorama
di aiuto : come facilitazione all’apprendimento, e di aiuto pratico nella
realtà di ogni giorno.
Già nei
programmi tradizionali di insegnamento di abilità quotidiane è infatti presente
l’uso di immagini che rappresentano prompt visivi. Questo, permette infatti il
vantaggio di non dipendere continuamente
da colui che insegna, se non nella fase di familiarizzazione con lo strumento.
In questo caso si parla anche di “auto-istruzione”
sottolineando il potere di tali strumenti di dare istruzioni senza prevedere la
presenza di una persona che “istruisce”all’infinito. In sostanza, l’aiuto
visivo, inteso come autoistruzione prevede che il soggetto abbia a disposizione
una sequenza di immagini (in verticale o in orizzontale) che lo guidino nelle
varie fasi di esecuzione di un compito. Sia nel caso che il soggetto riesca
dopo un po’ a interiorizzare la sequenza, sia che rimanga “dipendente”
dall’aiuto visivo, in entrambi i casi sarà in grado di svolgere autonomamente
un certo compito. È in fondo le stessa cosa che capita a ciascuno di noi quando vogliamo
preparare una torta secondo la ricetta della nonna : non abbiamo più bisogno che la nonna ci faccia vedere come
prepararla (modelling) o ci dica cosa dobbiamo fare (giuda verbale) ogni volta.
Un altro
caso in cui gli aiuti visivi vengono previsti
sono quelli per la “modificazione”
di un certo oggetto che deve essere utilizzato nell’attività, per esempio
l’aggiunta di un indicatore colorato sopra un miscelatore per facilitare la
distinzione tra acqua calda e acqua fredda.
Oppure può
essere difficile insegnare al bambino ad utilizzare il bagno per i propri
bisogni; A volte il bambino non ha chiaro che il bagno è lo spazio della casa o
della scuola che deve utilizzare, altre volte possono essere le caratteristiche
fisiche del locale (il colore, la luminosità, gli odori) ad allontanare il
bambino, altre ancora l’uso del gabinetto entra all’interno di complesse
dinamiche relazionali che vanno affrontate anche con i genitori. Nel primo caso
può essere utile contrassegnare con una foto o un disegno la porta del bagno e
mostrare al bambino un’immagine identica prima di portarvelo a intervalli
definiti. Può anche essere affiancata all’immagine del bagno quella di un
rinforzo, un cibo, gioco o attività premio che il bambino riceverà dopo aver usato il gabinetto. Nel
caso in cui invece il bambino non abbia problemi ad entrare in bagno, può
essere posto di fronte a lui uno schema visivo con la sequenza di immagini dell’attività.
Qualsiasi
sequenza può essere costruita, su qualsiasi attività : vestirsi (con un aiuto
limitato alle fasi di vestizione che richiedono abilità fino-motorie e di
coordinazione occhio-mano più complesse come abbottonarsi, allacciarsi le
scarpe), lavarsi i denti, prepararsi una merenda, attività connesse alla realtà
scolastica come preparare lo zaino, oppure la visualizzazione dell’orario di
lezione ed altro.
Le strategie
visive possono essere messe a disposizione anche per le autonomie sociali come
ad esempio la conoscenza del denaro o del concetto di tempo.
Non in
ultimo, sono fondamentali per le abilità comunicative, stimolando il
linguaggio, o permettendo comunque, in assenza di esso, una modalità
comunicativa, o ancora possono funzionare anche nell’autonomia di lavoro, per
nuovi apprendimenti ed esercizi cognitivi.
In questo
articolo ci si è soffermati principalmente sulle autonomie personali, ma gli ausili visivi possono essere utili anche per altri tipi di
autonomie, come per quelle sociali. Per approfondire meglio anche questo altro
campo, sarà necessario un ulteriore articolo.
Dott.ssa Federica Tusoni
Terapista Occupazionale
Elicriso Psicologia e Riabilitazione