martedì 15 novembre 2016

I Bisogni Educativi Speciali (BES): domande e risposte



Un recente lavoro pubblicato dall’Ordine Nazionale degli Psicologi* chiarisce molto bene alcuni dubbi ricorrenti riguardanti i Dsa e gli altri Bes. Eccone un estratto rielaborato e sintetizzato.


Che cos’è il Bisogno Educativo Speciale?
I Bisogni Educativi Speciali sono rappresentati da quella particolari esigenze educative che possono manifestare gli alunni, anche solo per determinati periodi (per motivi fisici, biologici, fisiologici o psicologici) e che richiedono una risposta adeguata e personalizzata da parte della scuola.

I Bes si dividono in tre grandi sottocategorie:
1.   Disabilità (tutelati dalla L. 104/92)
2.   Disturbi evolutivi specifici (DSA, disturbi del linguaggio, ADHD, etc.)
3.   Svantaggio socioeconomico, linguistico, culturale


Esiste la diagnosi di BES?
No. Il termine BES non indica un’etichetta diagnostica perché si tratta di una definizione pedagogica e non clinica pertanto non esiste la diagnosi di BES.
Alcuni BES possono però avere una diagnosi come nel caso dei DSA e dei Disturbi di Linguaggio che rientrano nei BES ma sono dei disturbi per cui riportano un codice nosografico stabilito dai manuali di riferimento (DSM V o ICD 10).

Quale tutela normativa per i BES?
I BES sono tutelati dalla Direttiva Ministeriale del 27 Dicembre 2012 e le successive circolari ministeriali. Tale normativa estende a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento.

Quali aiuti per i BES?
La direttiva Ministeriale sopracitata prevede per i BES tutte le misure di intervento previste per i DSA (Piano Didattico Personalizzato, strumenti compensativi, misure dispensative, etc.)

La stesura del PDP è obbligatoria per tutti gli alunni con BES?
No, l’obbligatorietà vale solo nei casi di BES che rientrano nei DSA (L. 170/2010) o nelle disabilità (L. 104/92), mentre può essere deciso autonomamente dalla scuola in caso di altre problematiche. In ogni caso in presenza di difficoltà di apprendimento la scuola deve farsi carico di personalizzare il percorso di apprendimento scolastico a prescindere dalla sua formalizzazione.

Per gli alunni con BES è necessaria la certificazione?
No, dipende dal tipo di difficoltà che dà luogo al BES:
·      Per gli alunni che richiedono il diritto dell’attivazione della L. 104/92 (disabilità) o della l. 170/2010 (DSA) è necessaria la certificazione;
·      Per gli alunni che presentano disturbi clinici che non richiedono l’attivazione né della L. 104/92 né della l. 170/2010 ma che rientrano nelle classificazioni diagnostiche nosografiche di riferimento (DSM V, ICD 10) è utile presentare una diagnosi con profilo funzionale;
·      Per gli alunni che non rientrano nelle due categorie precedenti (es: svantaggio linguistico, difficoltà di apprendimento…) non è necessaria una certificazione né una diagnosi; nel caso in cui l’alunno abbia effettuato una valutazione è comunque utile consegnare la documentazione.

A chi spetta decidere come attuare a scuola la normativa sui BES?
Decide la scuola stessa. I BES comprendono situazione differenti non sempre riconducibili ad una diagnosi. È sempre la scuola che decide quali misure applicare e come formalizzarle dopo aver valutato anche eventuali relazioni cliniche.
Quindi indipendentemente dalle diagnosi o certificazioni, la scuola deve farsi carico delle difficoltà dell’alunno.

Uno studente con BES può avere l’insegnante di sostegno?
Solo se rientra nei casi tutelati dalla Legge 104/92.

*Fonte: Consiglio Nazionale Ordine Psicologi “I DSA e gli altri BES” Indicazioni per la pratica professionale, 2016.



sabato 29 ottobre 2016

PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE DIRE DI NO: COME LA PROPRIA STORIA INFLUENZA L’ESSERE GENITORE



Dire di no significa porre dei limiti stabilendo quindi una distanza tra un desiderio e la sua soddisfazione. Molte persone hanno difficoltà a dire di no o a ricevere loro stessi un rifiuto. Questa difficoltà può essere influenzata da tanti motivi che hanno a che fare con la situazione di vita attuale ma anche con quella passata.
Diventare genitori rappresenta una grande opportunità di crescere come individui, perché si ritorna, anche se con un ruolo diverso, all’interno di una relazione genitore-figlio. Spesso si sente dire da un genitore: “non avrei mai pensato di poter avere con i miei figli gli stessi comportamenti che da bambino criticavo nei miei genitori eppure mi ritrovo ad agire esattamente in quel modo”, oppure “con i miei figli ho deciso che non avrei mai fatto gli errori dei miei genitori e quindi mi comporto nel modo diametralmente opposto”.
Quando si diventa genitori, ci si porta dietro elementi del passato che influenzano il modo di relazionarsi con i propri figli. Esperienze non completamente elaborate, questioni non risolte o lasciate in sospeso con i propri genitori si riflettono nella relazione con i propri figli assumendo la forma di forti risposte emotive, comportamenti impulsivi o distorsione nell’interpretazione dei comportamenti del bambino.
Se abbiamo avuto un’infanzia problematica ma siamo comunque riusciti a capire il senso di quelle esperienze, non necessariamente ricreeremo interazioni negative analoghe nel rapporto con i nostri figli. In assenza di una simile comprensione della nostra storia tenderemo invece a riprodurre modelli negativi di interazioni familiari, che si trasmettono di generazione in generazione.
Una maggiore conoscenza e comprensione di noi stessi e della nostra storia può quindi aiutarci a liberarci dai modelli del passato che imprigionano nel presente e a costruire una relazione più efficace e soddisfacente con i nostri figli, permettendoci di creare uno stato di benessere emotivo e di sicurezza che li aiuta a crescere sereni e sicuri.
Ritornando alla questione dei limiti, I bambini hanno bisogno che i genitori indirizzino i loro comportamenti per imparare quali azioni sono appropriate all’interno della famiglia e nella società.
La definizione di regole e limiti può generare conflitti quando un bambino desidera fare qualcosa che il genitore non intende permettergli. Quando si sente dire no un bambino capisce che ciò che desidera fare o che ha già fatto è sbagliato. A questo punto il genitore può contribuire a dirigere impulsi ed energie verso un obiettivo meno pericoloso e socialmente più accettabile. Il segreto per mantenere il contatto durante questo tipo di interazioni consiste nel sintonizzarsi con lo stato emozionale primario del bambino. Per un bambino ricevere una risposta del tipo “So che hai voglia di mangiare un gelato ma è quasi l’ora di mangiare, potrai avere il tuo gelato dopo cena” è esperienza ben diversa da sentirsi dire solo “no adesso non puoi avere un gelato”.
I commenti empatici e riflessivi aiutano i nostri figli a superare la frustrazione determinata dal fatto di non poter ottenere ciò che vogliono. Tutto ciò è più facile affrontarlo se ci siamo liberati dalle catene del nostro passato.

dott.ssa Suhail Zonza
Elicriso Psicologia e Riabilitazione



giovedì 13 ottobre 2016

Servizio Rapido per la Diagnosi dei Disturbi di Apprendimento

Il Servizio fornisce attività di consulenza, diagnosi e intervento per i Disturbi dell’Apprendimento (lettura, scrittura, calcolo) e di valutazione delle componenti ad essi correlati (attenzione, memoria, quoziente intellettivo, abilità visuo-spaziali, componenti emotivo-motivazionali).

L’obiettivo primario è quello di fornire in tempi brevi una diagnosi e attivare tempestivamente un iter riabilitativo atto a garantire ai bambini e ai ragazzi un percorso di apprendimento più sereno, riducendo il disagio emotivo e prevenendo l’insorgere di disturbi comportamentali e problematiche psicologiche.

Il Servizio fornisce quindi:
·      Un colloquio iniziale con la coppia genitoriale per la raccolta anamnestica e l’apertura della cartella clinica;
·      Una valutazione clinica del bambino/ragazzo approfondita in una settimana. L’esecuzione di tutti i test previsti per la valutazione avviene nell’arco di due mattine;
·      Consegna della relazione conclusiva, con eventuale diagnosi e proposta di intervento, e colloquio di restituzione entro 15 giorni dall’inizio della valutazione;


COME ACCEDERE AL SERVIZIO
Le persone interessate ad avere informazioni più dettagliate e/o prendere un appuntamento possono:
·      chiamare il numero 388 1280940
oppure
·      inviare una mail all’indirizzo info@studioelicriso.it


DOVE SI SVOLGE IL SERVIZIO
Gli incontri si svolgono presso lo studio Elicriso Psicologia e Riabilitazione sito in Piazza Dei Consoli 11, Roma (Metro Linea A fermata Lucio Sestio).

COSTI
Un iter di valutazione completo include 2 colloqui con i genitori (uno iniziale anamnestico e uno finale di restituzione dei risultati), 5 incontri con il bambino-ragazzo e una relazione scritta descrittiva dei risultati della valutazione, la proposta di intervento e le indicazioni per scuola.
Il costo complessivo è di 390,00 euro frazionabili.

domenica 3 gennaio 2016

IL RITARDO PSICOMOTORIO



Cos'è
Il termine "ritardo dello sviluppo psicomotorio" viene utilizzato per definire nella prima infanzia la mancata acquisizione delle competenze motorie, cognitive e comunicative in relazione all'età cronologica. Rispetto al ritardo motorio semplice, in cui si fa riferimento alle sole competenze motorie globali, nel ritardo psicomotorio (RPM) vi è un ritardo armonico di tutte le funzioni adattive, riscontrabile entro i primi 3 anni di vita.
È possibile distinguere il RPM in ritardo psicomotorio semplice, ritardo psicomotorio sintomatico, armonico e disarmonico.
Il RPM semplice consiste in un ritardo globale delle principali tappe dello sviluppo con risoluzione entro i primi 3 anni di vita. Può essere determinato da malattie debilitanti non neuropsichiche, fattori dismaturativi del sistema nervoso non specificabili, ospedalizzazioni precoci e carenze ambientali.
Il RPM può essere la prima manifestazione clinica di quadri clinici noti, in questo caso si parla di RPM sintomatico. In molti casi il RPM è l'espressione sintomatica di sindromi genetiche, patologie neuromuscolari, paralisi cerebrali infantili, encefalopatie evolutive, ritardo mentale.
Il RPM armonico si esprime con un ritardo omogeneo di tutte le aree dello sviluppo che sono coinvolte in maniera armonica ed equilibrata.
Il RPM disarmonico presenta alcune aree dello sviluppo più o meno evolute di altre e dunque il profilo funzionale del bambino appare disomogeneo. 

Come si diagnosticano
La diagnosi non può prescindere da un’accurata valutazione neurospicologica e neuropsicomotoria, precedute da un’anamnesi dettagliata ed eventualmente degli approfondimenti medici. Nella programmazione di un intervento riabilitativo si deve tener conto sia delle difficoltà che dei punti di forza del bambino ed è necessaria quindi la conoscenza del profilo del bambino su molteplici aspetti.

 Come si interviene
L'indicazione terapeutica per i bambini con ritardo psicomotorio consiste nella Terapia Neuropsicomotoria. La terapia neuropsicomotoria dell'età evolutiva è una branca della riabilitazione che si occupa del recupero funzionale e/o del potenziamento motorio, cognitivo e comunicativo-relazionale dei bambini, competenze che nel RPM risultano deficitarie rispetto all'età cronologica.
Attraverso specifiche metodiche incentrate su gioco, movimento, azione e interazione con la figura del terapista, il trattamento mira a sviluppare le potenzialità del bambino al massimo delle sue reali possibilità, favorendo uno sviluppo armonico delle diverse aree dello sviluppo. Considerando la specificità di ogni singolo caso, il profilo funzionale individuale e le principali aree dello sviluppo carenti, la terapia neuropsicomotoria può essere integrata con una terapia logopedica mirata allo sviluppo dell'area comunicativa pre-verbale e verbale.

Evoluzione
Il RPM semplice è un ritardo globale dello sviluppo che si manifesta precocemente e arriva a risoluzione entro il terzo anno di vita. Si presume che l'eliminazione delle possibili cause sovraelencate (malattie debilitanti non neuropsichiche, fattori dismaturativi del sistema nervoso non specificabili, ospedalizzazioni precoci e carenze ambientali) e l'intervento terapeutico neuropsicomotorio, siano condizioni indispensabili per il superamento e la risoluzione del quadro. Quando il bambino risponde con rapide modificazioni evolutive alle sollecitazioni terapeutiche è probabile che ci si trovi davanti a un RPM semplice, altrimenti è buona prassi procedere con un approfondimento diagnostico. Quando l'evoluzione si attarda, le disarmonie dello sviluppo sono marcate e alcune funzioni compromesse, è probabile che il RPM sia un segnale precoce di specifiche patologie di base.

dott.ssa Melanie Estephan
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva
Elicriso Psicologia e Riabilitazione