giovedì 6 novembre 2014

Aspetti emotivo-motivazionali implicati nei Disturbi Specifici di Apprendimento



I bambini con disturbo specifico d’apprendimento, rispetto ai loro coetanei senza particolari difficoltà, hanno un concetto di sé più negativo, provano più ansia e hanno meno autostima, tendono a sentirsi meno responsabili del proprio apprendimento e ad abbandonare il compito alle proprie difficoltà. In alcuni casi questo dipende da una difficoltà nello sviluppare i processi di autoregolazione, in particolare un sistema interno di auto-ricompensa, per cui vi è da un lato la necessità da parte dell’operatore di introdurre rinforzi forti, dall’altro la presenza di una scarsa resistenza alla frustrazione.

Cosa sono le autoattribuzioni?
Sono le spiegazioni che una persona si dà per i propri risultati e si possono distinguere in interne (es. mi sono impegnato) o esterne (il compito era difficile), stabili (sono bravo) o instabili nel tempo (sono stato sfortunato), controllabili da sé (non mi sono impegnato anche se avrei potuto) o non controllabili (la maestra mi ha chiesto una cosa che non sapevo).
Le autoattribuzioni nei bambini con DSA potrebbero risultare problematiche, interferendo nel processo di apprendimento.

Gli stili attributivi
I bambini imparano fin da piccoli a darsi delle spiegazioni rispetto ai propri successi e insuccessi sviluppando col tempo una modalità tipica di reagire di fronte ad un risultato positivo o ad un insuccesso che viene definito “stile attributivo” che non è altro che il proprio modo di spiegare perché si riesce oppure no. Interessanti appaiono le caratteristiche di due stili in particolare: lo stile impotente e lo stile pedina.

Lo stile impotente
E’ quello di chi ritiene di “non essere portato” oppure di non possedere sufficienti capacità: di solito questo stile si sviluppa in seguito a ripetuti insuccessi attribuiti alla mancanza stabile di abilità. Bambini con questo stile tenderanno a cercare conferme alla loro idea di “non essere bravo” associata ad uno scarso impegno nella convinzione di non poter riuscire. Questo ritiro dall’impegno porterà ad ottenere realmente degli insuccessi che confermeranno l’attribuzione di mancanza di abilità. Nel caso si verifichi un successo questo verrà attribuito a cause esterne per cui non porterà ad un miglioramento dell’autostima, né servirà a scalfire la convinzione di “non essere portato”.
Cosa si può fare?
Con i bambini che presentano questo tipo di stile attributivo sarà importante modificare la convinzione di non potercela fare e ciò potrà avvenire facendo loro sperimentare dei successi e portandoli al tempo stesso a riconoscere quale causa degli stessi l’impegno strategico.

Lo stile pedina
Questo stile si sviluppa da un pensiero di tipo fatalista o magico secondo cui le cose vanno come devono andare, indipendente da quello che si fa e con quale impegno. Questo stile porta al poco impegno e di conseguenza all’insuccesso. Il bambino che ragiona secondo questa modalità non trae vantaggio né dai successi, che non rafforzeranno l’autostima, né dai fallimenti, che non insegneranno nulla circa le possibilità di migliorare in quanto non attribuiti a sé. Questo stile può portare alla demotivazione e al disinteresse, perché nulla viene visto sotto il proprio controllo.
Cosa si può fare?
A questi bambini andrebbero presentati dei compiti, ad esempio delle attività di studio, e la possibilità di affrontarli con le opportune strategie o senza. I bambini dovrebbero riconoscere l’importanza delle strategie, per gli effettivi risultati e per il senso di soddisfazione che possono provare. 

Dott.ssa Suhail Zonza
Psicologa Psicoterapeuta

mercoledì 5 novembre 2014

Che cos’è il Bisogno Educativo Speciale?




Che cos’è il Bisogno Educativo Speciale?
Il Bisogno Educativo Speciale rappresenta qualsiasi difficoltà evolutiva di funzionamento in ambito educativo e/o di apprendimento che necessita di educazione speciale individualizzata finalizzata all’inclusione.

Chi sono i Bes?
Sono tutti quegli alunni che hanno bisogno di una speciale attenzione nel loro percorso scolastico, ma che non avendo una certificazione di disabilità né di DSA, le due condizioni riconosciute dalla legge (la storica 104/92 e la recente 170/2010), fino ad oggi non potevano avere un piano didattico personalizzato, con obiettivi, strumenti e valutazioni pensati ad hoc per loro.
Nell’etichetta BES vengono inclusi, quindi, oltre agli alunni con disabilità e disturbi evolutivi specifici, anche tutti quei bambini non certificati che hanno bisogni educativi che richiedono risposte personalizzate a causa di svantaggi socio-economici, culturali e-o linguistici, emotivi etc.

Cosa dice la normativa?
La Direttiva MIUR del 27 Dicembre 2012 Strumenti di intervento per alunni con Bisogni Educativi Speciali e organizzazione territoriale per l’inclusione scolastica” precisa il significato: “Ogni alunno, in continuità o per determinati periodi, può manifestare Bisogni Educativi Speciali: o per motivi fisici, biologici, fisiologici o anche per motivi psicologici, sociali, rispetto ai quali è necessario che le scuole offrano adeguata e personalizzata risposta.” E ancora: “L’area dello svantaggio scolastico è molto più ampia di quella riferibile esplicitamente alla presenza di deficit. In ogni classe ci sono alunni che presentano una richiesta di speciale attenzione per una varietà di ragioni: svantaggio sociale e culturale, disturbi specifici di apprendimento e/o disturbi evolutivi specifici, difficoltà derivanti dalla non conoscenza della cultura e della lingua italiana perché appartenenti a culture diverse”.

Come e chi deve individuare un alunno con BES?
In base ad una diagnosi
In questo caso la decisione è presa dal Consiglio di Classe partendo dalle informazioni fornite dalla famiglia attraverso una diagnosi o altra documentazione clinica.
Senza diagnosi
In questo caso la scuola si attiva autonomamente, con decisione del Consiglio di Classe partendo dai bisogni educativi emersi e dalla necessità di formalizzare un Percorso personalizzato. La famiglia deve essere ovviamente informata e coinvolta.

Quali sono i diritti degli alunni con BES?
Tutti gli alunni con BES hanno il diritto di avere accesso a una didattica individualizzata e personalizzata. Le strategie, le indicazioni operative, l’impostazione delle attività di lavoro, i criteri di valutazione degli apprendimenti e i criteri minimi attesi, trovano attuazione all’interno del PDPPiano Didattico Personalizzato dell’alunno.

La scuola deve o può stendere il PDP?
In tutti quei casi in cui è presente una diagnosi o altra documentazione clinica la scuola è obbligata e quindi DEVE  redigere il PDP. In tutti gli altri casi PUO’ farlo.

Attenzione!
La Direttiva del 27 dicembre 2012 estende a tutti gli studenti in difficoltà il diritto alla personalizzazione dell’apprendimento ma è necessario conoscere al meglio la normativa per evitare di medicalizzare dei semplici problemi educativi e di etichettare delle normali differenze individuali.

Dott.ssa Suhail Zonza
Psicologa Psicoterapeuta