L'ingresso alla
scuola elementare segna un momento importante per i bambini, di crescita e di
cambiamento. Cambiano le insegnanti, talvolta i compagni, cambiano gli spazi e
i tempi, ma soprattutto cambiano i compiti e le richieste: inizia
l'apprendimento delle materie curriculari. L'attività che occuperà la maggior
parte del tempo sarà la scrittura. Si chiederà ai bambini di scrivere sul
quaderno o di copiare dalla lavagna, lettere, parole, frasi, testi, e di continuare
a scrivere a casa per svolgere i compiti.
Ma cosa significa
scrivere?
La
scrittura è la rappresentazione grafica del linguaggio verbale, per mezzo di un
sistema di segni detti grafemi.
Scrivere,
soprattutto se in corsivo, viene considerato la naturale evoluzione del
movimento umano, del quale conserva e rispecchia le caratteristiche di
continuità e fluidità. Alcuni studiosi definiscono
questa abilità, o più specificatamente la grafo-motricità, come una funzione
applicata della psicomotricità (Tajan, 1982).
Dietro questo
atto quotidiano, automatico e fluido, si nascondono processi molto più
complessi, che operano in maniera sinergica. Alla base, si coordinano diverse
competenze: di percezione visiva, di organizzazione ed integrazione
spazio-temporale, di conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo, di
coordinazione motoria, di dominanza laterale, di memoria e attenzione.
Inoltre, per
scrivere il bambino impara a controllare a più livelli l'arto superiore per la prensione
dello strumento grafico, il corretto assetto posturale da mantenere, la
modulazione della forza usata e della pressione impressa sul foglio, gli
aspetti dimensionali e direzionali del tratto, nonché il ritmo della scrittura.
Che vuol dire
scrivere male?
Scrivere male
potrebbe essere sintomo di Disgrafia.
La Disgrafia è un disturbo correlato al linguaggio scritto,
che riguarda le abilità esecutive della scrittura. È un Disturbo
Specifico dell'Apprendimento (DSA) che si manifesta con difficoltà a riprodurre
sia i segni alfabetici che quelli numerici. Questa difficoltà riguarda
esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche che,
nonostante tutto, potrebbero essere inficiate a causa della frequente
difficoltà di rilettura e di autocorrezione.
Il disturbo della
scrittura può essere evidenziato solo a partire dalla seconda elementare,
quando l'apprendimento del codice scritto è dato per acquisito (Facecchia e
al., 2011).
Chi sono i
bambini disgrafici?
La disgrafia può
avere diverse cause: difficoltà motorie, problemi linguistici e di lettura,
problemi comportamentali (Ajuriaguerra e Auzias, 1975).
I principali
manuali per la diagnosi e l'inquadramento del disturbo individuano alla base
diversi aspetti disfunzionali: difficoltà esecutive; deficit negli ambiti
dell'apprendimento, di tipo fonologico/lessicale/sintattico; l'associazione di
più fattori che inficiano il processo di codifica della scrittura (Bertelli e
Bilancia, 1996).
Altri studi
dimostrano la relazione con il disturbo del movimento e il ruolo centrale di
quest'ultimo (Hamstra-Bletz e Blote, 1993). A questi deficit spesso si sommano
quelli di processamento visivo.
La prevalenza
delle difficoltà di scrittura è stimata tra il 5% e il 25%.
I bambini
disgrafici hanno un quoziente intellettivo nella norma, ma fanno molta fatica a
scrivere e non amano questa attività. Presentano una scrittura molto irregolare
e disomogenea per forma e dimensione dei grafemi, lenta e illeggibile; gli
alunni disgrafici dimenticano il modo in cui vengono composte le lettere o
utilizzano modalità non uniformi e atipiche per la composizione delle
stesse.
La postura del
tronco, della testa e del braccio è alterata: spesso il gomito dell'arto
impegnato nella funzione è sollevato dal piano di appoggio, mentre l'altro arto
viene svincolato dal ruolo di supporto.
Si osservano,
inoltre, uno scarso controllo dello spazio grafico e dei collegamenti tra i
grafemi: la linea di scrittura può presentarsi orientata verso l'alto o verso
il basso, lo spazio tra le lettere o le parole è frequentemente eccessivo o
insufficiente, si evidenziano frequenti inversioni dei caratteri. Copiare alla
lavagna potrebbe essere complesso, in quanto i compiti da tenere sotto
controllo sono maggiori e si aggiunge la difficoltà di passare da un piano
verticale ad un piano orizzontale continuamente.
Questi aspetti si
discostano dalle usuali differenze stilistiche presenti tra gli alunni e
determinano nei bambini un disagio nell'adattamento della vita quotidiana.
Quando è
importante intervenire?
Nell'era della
tecnologia, in cui qualsiasi supporto digitale permette la produzione di testi
scritti con caratteri universali e leggibili, si sceglie di intervenire sulla
disgrafia quando quest'ultima diventa un disagio nelle attività quotidiane e un
ostacolo al processo di crescita. Inoltre, non vanno sottovalutate le
implicazioni socio-emotive che essa comporta.
Gli obiettivi
dell'intervento sono volti prima di tutto al recupero delle disfunzioni della
scrittura e al sostegno dello sviluppo armonico del bambino.
La
sperimentazione continua di insuccesso porta il piccolo a sviluppare una scarsa
autostima, che può scaturire in un disagio psicologico caratterizzato da
manifestazioni socio-affettive quali inibizione, aggressività, atteggiamenti istrionici
e in alcuni casi depressione. La disgrafia lo pone di fronte alla certezza
della propria incompetenza, poiché la scrittura è l'aspetto più visibile
dell'apprendimento. Spesso si sviluppa precocemente rifiuto per la scuola,
contenitore del disturbo.
Dunque, appare
importante individuare il bisogno di aiuto del bambino e la sua motivazione. Un
intervento precoce permette una migliore efficacia del trattamento. Infatti,
con il passare del tempo le modalità di scrittura possono diventare sempre più
radicate e difficili da modificare.
La
diagnosi di disgrafia viene effettuata tramite la collaborazione di diverse
figure professionali (neuropsichiatra infantile, psicologo, terapista delle
neuro e psicomotricità dell’età evolutiva) e la figura maggiormente indicata
per il trattamento riabilitativo è il terapista delle neuro e psicomotricità
dell’età evolutiva.
In ultima
analisi, si sottolinea l'importanza della prevenzione e del ruolo di genitori
ed insegnanti nell'individuazione dei fattori di rischio già nella scuola
dell'infanzia.
Dott.ssa Serena
Tedeschi
Terapista della
Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva
Elicriso
Psicologia e Riabilitazione