giovedì 7 giugno 2012

Il Vaginismo. La paura di amare e farsi amare.



Il vaginismo è un disturbo che impedisce alla donna di avere rapporti sessuali completi pur avendo una struttura anatomica senza problemi.
Il termine vaginismo fu coniato dal ginecologo americano Sims (1861); secondo la classificazione proposta dal DSM IV (Apa 2000), si intende “la ricorrente o persistente contrazione involontaria dei muscoli che circondano il terzo esterno della vagina quando si tenta la penetrazione vaginale con pene, dita, tamponi o speculum”. Questo non significa che la donna non abbia desiderio sessuale, ma ha difficoltà nei tentativi di penetrazione. Si parla di  vaginismo primario quando non c’è mai stata penetrazione, si parla di vaginismo secondario quando dopo un periodo di assenza di difficoltà, si inizia a manifestare il sintomo. 

Le Cause
Con l’affermarsi di nuove teorie psicopatologiche, sono emersi diversi punti di vista rispetto alle cause del Vaginismo. Ciò che accomuna le varie teorie è che il vaginismo si vede come un disturbo psicofisiologico, con elementi fobici risultanti da attuali o immaginarie esperienze negative con la sessualità/penetrazione e/o patologie organiche (Masters, Johnson, 1970). La paura e l’ansia rispetto alla penetrazione sono espresse in modo fisiologico attraverso lo spasmo involontario dei muscoli che caratterizza il vaginismo (Reissing et al., 1999).
La sessualità nel caso di vaginismo può essere associata a stimoli e pensieri negativi: una scarsa educazione sessuale, i tabù, un’ipervalutazione della verginità, le esperienze sessuali precoci negative o l’abuso, la paura del dolore, la violenza sessuale, una gravidanza indesiderata, o i rischi legati al concedersi ad un’altra persona, possono essere associati con la paura della penetrazione fino ad arrivare a strutturare una vera e propria fobia.

Il ruolo del Partner
L’esperienza clinica invita a soffermare l’attenzione sul ruolo del partner all’interno della coppia che presenta problemi di vaginismo. Da diversi studi (Simonelli et al., 2003; Graziottin 2003), si sono riscontrate alcune caratteristiche psicologiche ricorrenti nel partner della donna che presenta questo disturbo. L’uomo in genere, risulta essere poco interessato alla sessualità, non mette in discussione il sintomo della compagna attraverso richieste pressanti, e spesso è portatore egli stesso di una difficoltà sessuale (es. disturbo erettile, o eiaculazione precoce) che viene occultato dal vaginismo della donna.

Il trattamento
Durante l’anamnesi è molto importante inizialmente concentrare l’attenzione sulla durata e l’intensità del dolore; questa prima fase consente alle pazienti di esprimere il loro sentimento riguardo alla situazione che stanno vivendo, in una situazione protetta (setting) con una persona competente (sessuologo).
Molto spesso le donne affette da vaginismo ignorano la conoscenza anatomo-fisiologica dei genitali maschili e femminili e la fisiologia del rapporto sessuale ed è molto importante approfondire questo aspetto che apparentemente sembra di scarsa importanza.
Le tecniche comportamentali focalizzate ad una progressiva dilatazione vaginale, sono efficaci per aiutare la donna a sviluppare un controllo volontario dei muscoli della vagina, in modo da gestire consapevolmente lo spasmo che impedisce la penetrazione.
L’esplorazione dei genitali e la progressiva introduzione di un dito  e di un tampone interno, aiutano a fare esperienza della capacità della vagina di contenere senza dolore. Il coinvolgimento del partner avviene in un secondo momento. Il coito sarà l’obiettivo finale del trattamento. Durante il trattamento verranno approfonditi i problemi psicologici associati, quali senso di colpa, ansia del rapporto, sensazioni di inadeguatezza, e aspetti tecnici più specifici legati al rapporto sessuale stesso.
È molto importante far sottoporre la donna ad una visita ginecologica all’inizio dei colloqui perché aiuta ad escludere l’eventuale componente organica ed è importante per la donna verificare la sua adeguatezza fisica. In molti casi di vaginismo è presente l’illusione di poter risolvere da soli il disturbo in brevissimo tempo nonostante esso persista da molti mesi o da anni. Solo quando si abbandona questa convinzione e si prende coscienza che si ha bisogno di un aiuto qualificato è possibile guarire completamente dal vaginismo.

Dott. Michele Fois
Psicologo Psicoterapeuta
Consulente in sessuologia
Elicriso Psicologia e Riabilitazione


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