venerdì 5 marzo 2021
IL BUCO - LIBRO PER BAMBINI E ADULTI PER AFFRONTARE IL TEMA DEL DOLORE E DELLA PERDITA
Il buco, di Anna Llenas, è uno splendido albo illustrato che, attraverso la storia della protagonista Giulia, aiuta piccoli e grandi a riflettere sul rapporto che ciascuno di noi ha con i vuoti e le mancanze, in sostanza con i propri bisogni. È un libro consigliato per chi sta affrontando un lutto o una grave perdita ma è adatto anche per affrontare situazioni apparentemente più semplici. Infatti a volte gli adulti tendono a sminuire quelle che possono essere le mancanze per un bambino. Per i bambini una perdita importante può essere anche un trasferimento da una casa all’altra, un cambio di scuola, un amichetto che si trasferisce in un’altra città o un qualsiasi altro cambiamento. Questo libro può aiutare a vivere il cambiamento e la perdita più serenamente e a prendere consapevolezza della propria tristezza. La vita è piena di incontri ma anche di perdite, alcune più semplici altre più importanti, come la perdita di qualcosa a cui si tiene o di una persona che si ama.
La protagonista di questo libro, Giulia, è una bambina come tante altre, felice e serena che vive una vita normale. Ma all’improvviso succede qualcosa e la sua vita cambia creando un “buco dentro la sua pancia”, un vuoto dentro di sé. Allora lei cerca di far scomparire questo buco da cui “escono i mostri”, prova a colmarlo cercando “il tappo giusto”: giocattoli, regali, cibo. Ci sono tappi buoni, altri meno buoni e illusori, altri proprio pericolosi…ma nessun tappo si incastra perfettamente.
Giulia, quando si rende conto che nessun tappo è quello giusto, smette di cercarlo e allora, come fanno tante persone, prova a prendere le distanze dal suo buco, dalle sue mancanze, diventando sempre più triste. Ma è solo quando finalmente capisce che l’unico modo è attraversare quel buco, guardarci dentro, che potrà imparare a conviverci e a trovare qualcosa di buono. Infatti, è solo dentro di noi che possiamo trovare la forza e il coraggio di reagire trasformando i limiti in risorse. Un modo, ci insegna Giulia, è quello di trasformare il dolore attraverso la creatività, accettando le nostre mancanze possiamo riuscire a trasformarle sublimandole in qualcos’altro. È quello che fa Giulia che scavando nella sua anima scopre un mondo meraviglioso fatto di parole, melodie e colori.
Insomma questo libro ci parla del magico concetto della resilienza.
Consiglio questo libro a tutti, grandi e piccoli, perché fa riflettere sul fatto che quando qualcosa si spezza dentro di noi facendoci stare male è solo cercando dentro noi stessi, scavando nella nostra anima che possiamo ritrovare la serenità e l’equilibrio, trasformando il dolore in un’opportunità, i limiti in risorse, il vuoto in “pieno”.
Dott.ssa Suhail Zonza
Psicologa Psicoterapeuta
Elicriso Psicologia e Riabilitazione
mercoledì 13 maggio 2020
BAMBINI CON DIFFICOLTA’ DI APPRENDIMENTO: SUPPORTO NEI COMPITI A CASA
Per la didattica a distanza in
questo periodo di emergenza sanitaria, un'attenzione particolare va dedicata
agli alunni con BES (Bisogni Educativi Speciali) e
con DSA (Disturbi Specifici dell'Apprendimento) e alle difficoltà che
incontrano i genitori nella gestione dei compiti da svolgere a casa che, con la
chiusura delle scuole, sono ovviamente aumentati.
Gli alunni con BES e con DSA sono infatti più bisognosi di attenzioni e supporto durante lo
svolgimento dei compiti. Lo studio a casa, di per sè già complicato, diventa
ancor più difficoltoso a causa delle loro difficoltà di apprendimento e allo
sconvolgimento delle normali abitudini di vita quotidiana. Anche il MIUR in una
nota sottolinea che “Gli studenti con difficoltà di apprendimento potrebbero
riscontrare, infatti, maggiori criticità
nell'organizzazione quotidiana dello studio a casa nella
situazione attuale”
Cosa possono fare i genitori per
aiutare i propri figli con difficoltà di apprendimento a fare i compiti? Quali strumenti possono aiutarli? Quali strategie
utilizzare? Esistono strategie
che funzionano sempre? Che possono trasformare i figli in abili
esecutori dei compiti? NO!
Ogni bambino con BES e con DSA è diverso dall’altro e le strategie
che li possono aiutare sono diverse e vanno adattate al singolo bambino (in questo potete essere aiutati dai professionisti o dal tutor
che segue il bambino).
Ci sono però dei semplici punti
da tenere a mente che possono aiutare genitori e figli nella gestione dei
compiti a casa…
UTILIZZARE LA TECNOLOGIA
La scuola a distanza
avviene attraverso la tecnologia con le lezioni online e l’invio del materiale
scolastico, ma l’utilizzo della
tecnologia come strumento compensativo che può sostenere l’alunno BES o DSA
nel processo di apprendimento è qualcosa di diverso.
Le risorse tecnologiche
possono sostenere l’accesso alle
informazioni attraverso differenti canali (ad esempio quello visivo o
uditivo), oltre a quelli del testo scritto. I principali strumenti informatici che possono sostenere l’alunno con difficoltà
di apprendimento (ancora di più in questo periodo di didattica a distanza)
sono: l’utilizzo
di programmi
di videoscrittura con correttore ortografico, la sintesi vocale, i libri
digitali, le risorse audio, i software per mappe concettuali, i dizionari digitali
e il diario informatico.
FAVORIRE LA
CONCENTRAZIONE
E’ utile eliminare le fonti di distrazione (la
televisione, il cellulare, etc.) e trovare un posto tranquillo a casa in cui il
bambino o il ragazzo può svolgere i compiti in una postazione che faciliti la
concentrazione (senza giochi, fotografie, materiali diversi da quelli necessari
per lo studio sulla scrivania etc. )
Puoi insegnare a tuo figlio
a dividere il compito in più parti
(ad esempio tre pagine di matematica possono diventare una la mattina, una
prima della merenda e l’altra dopo la merenda) e a cambiare spesso attività (proponigli di alternare le materie,
cambiare compito è un modo per riattivare l’attenzione!)
FACILITARE L’ORGANIZZAZIONE DEI COMPITI
Molti bambini e ragazzi con DSA hanno
grandi difficoltà a pianificare e
organizzare la gestione dei compiti e dello studio.
Aiuta tuo figlio a
stabilire una routine giornaliera
in cui è chiaro il tempo da dedicare allo studio, a pianificare i compiti stabilendo un ordine di priorità, a
suddividere il lavoro da fare in base al tempo che richiede e a
organizzare i tempi di lavoro.
UTILIZZARE
STRATEGIE E METODOLOGIE
Data l’eterogeneità degli stili di
apprendimento (visivo, uditivo, etc.) è importante che ogni alunno utilizzi la metodologia per lui più adatta per studiare.
Per i bambini e i ragazzi con BES e DSA è ancora più importante individuare le
metodologie più adatte in base ai propri punti di forza.
Alcune strategie da poter utilizzare
per lo studio sono ad esempio: l’utilizzo dei colori per la sottolineatura, mappe
e schemi di sintesi, la linea temporale, lo schema delle 5W (chi, cosa, quando, dove, perché), le parole chiave,
etc. Tutte queste strategie aiutano ad elaborare le informazioni ed
organizzare meglio il pensiero, strutturando meglio le frasi ed il discorso sia
scritto che orale. Per essere efficienti
però è indispensabile che queste vengano utilizzate e realizzate attivamente
dai bambini o dai ragazzi.
SEMPLIFICARE
LE CONSEGNE
A
volte le consegne per l’esecuzione dei compiti sono lunghe e contengono molte informazioni.
Molti alunni con DSA ha difficoltà ad elaborare e svolgere più richieste in
sequenza, è quindi consigliabile semplificare le consegne sottolineando o evidenziando le parti significative della consegna,
scomponendo la consegna in più parti o
riscrivendola in modo più semplice.
SOSTENERE I BISOGNI EMOTIVI
In questo momento è ancora più
importante accogliere le emozioni
negative dei figli e sostenerli nelle difficoltà che incontrano. Le
strategie che, anche se non danno risultati immediati, si rivelano efficaci nel
lungo termine sono: trasmettere serenità e incoraggiamento, comprendere le difficoltà, sostenerli nei momenti di
sconforto e apprezzare il loro impegno.
Un’altra cosa fondamentale è rispettare i tempi: capisci
quando le energie mentali di tuo figlio sono al massimo e sfruttare, riconosci
invece i momenti di stanchezza del bambino.
Avere un confronto con gli
insegnanti sul vissuto del bambino può essere fondamentale.
INCORAGGIA L’AUTONOMIA
I bambini con BES e con DSA hanno
più bisogno di essere sostenuti nell’esecuzione dei compiti attraverso un
intervento diretto dell’adulto, ma non bisogna dimenticare che i compiti e lo studio sono una
responsabilità del figlio, non del genitore!
Il compito dei genitori è controllare
che l’impegno richiesto sia adeguato alle loro possibilità emotive e cognitive,
senza però eliminare il concetto di impegno.
Valuta il tipo di
supervisione nei compiti che è davvero necessaria a tuo figlio, sprona tuo
figlio a fare da solo, non sostituirti mai nell’esecuzione del lavoro e incoraggia tuo figlio ad assumersi la
responsabilità dei compiti nei confronti degli insegnanti.
mercoledì 6 maggio 2020
Emozioni e pensieri dei bambini ai tempi del Coronavirus
Alla televisione si parla in
continuazione di questo Coronavirus, le scuole hanno chiuso all’improvviso e
non hanno più riaperto, senza possibilità di salutare maestre e compagni, non
si può più andare a giocare con gli amichetti, mamma e papà parlano a bassa
voce di qualcosa di misterioso, a volte li vedo molto preoccupati, cosa starà
succedendo?
Gli inevitabili cambiamenti che in questo periodo hanno stravolto
la nostra quotidianità e le nostre sicurezze, suscitando timori e incertezze
per il futuro, stanno facendo interrogare molti genitori su quali saranno le
conseguenze di tutto questo sui propri figli. Le
misure di restrizione e di distanziamento sociale sono ormai in vigore da due mesi ma non è mai
troppo tardi per riflettere e ragionare su come affrontare l’impatto emotivo
che l’emergenza sanitaria in corso può avere nella loro vita.
Tra
i bisogni emotivi primari dei bambini vi è quello della sicurezza e rassicurazione,
ma come si può rassicurarli se gli stessi adulti di
riferimento si trovano sotto stress, turbati, preoccupati e forse anche tristi?
Ecco
alcuni consigli e spunti di riflessione per aiutarli ad esprimere le loro
emozioni e a capire quello che sta succedendo senza spaventarli.
Cosa succede
in questo periodo nella testa dei bambini?
Immaginiamo di essere in un supermercato un giorno affollato, ci
guardiamo attorno e vediamo qualcuno preoccupato, qualcuno tranquillo, qualcuno
arrabbiato, qualcuno in preda ad un attacco di panico e qualcuno che
all’improvviso scappa via lasciando tutta la spesa nel carrello. Nessuno parla
e dice nulla ma le espressioni facciali e i comportamenti dicono molto e il
panico prende il sopravvento anche su di noi. Ecco per i bambini è così. Si
rendono conto che qualcosa di brutto sta accadendo ma se noi non gli forniamo
una spiegazione tendono a fantasticare e spesso le fantasie sono peggiore della
realtà spiegata in parole semplici. I bambini vivono nel presente e questo li
porta a preoccuparsi meno degli adulti di quello che accadrà domani. Un bambino
oggi può essere dispiaciuto di non aver potuto festeggiare il compleanno con
gli amichetti ma non è angosciato per la perdita del lavoro come può accadere a
un genitore. Bisogna evitare quindi di proiettare su di loro le nostre paure.
I bambini
sono contagiati dalle emozioni degli adulti
Fin da piccolissimi, in situazioni difficili, i bambini, fanno
proprie le emozioni che i genitori vivono in quel dato momento, come una sorta
di “contagio emotivo”. Si trovano quindi a dover gestire emozioni come
tristezza, paura e rabbia senza però avere le informazioni cognitive che
spiegano cosa sta accadendo. Per questo è necessario rassicurarli senza
nascondere la verità.
I bambini
hanno bisogno di sapere cosa succede
I bambini, a qualsiasi età, tendono a riempire i silenzi e a darsi
delle risposte che spesso sono più drammatiche della situazione reale e
suscitano più ansia di quanto ne creerebbe una spiegazione reale, seppur
semplificata, da parte di un adulto. Davanti ad una situazione così nuova è
necessario spiegare ai bambini cosa sta succedendo con parole semplici e
chiare, con spiegazioni adeguate all’età e senza drammatizzare. Usiamo parole
semplici e chiare, rispondiamo alle domande che il bambino pone senza spaventarci
o sottrarci.
Come
bisognerebbe spiegare cosa sta succedendo?
A prescindere dall’età del bambino è importante dire sempre la
verità ovviamente modulando il
linguaggio e le informazioni in base all’età del figlio. Stiamo attenti a non
creare una dissonanza tra le emozioni negative che i bambini vedono e
percepiscono intorno a loro (stress, tristezza, nervosismo) e le informazioni
positive che gli forniamo (va tutto bene, non sta succedendo nulla, non
preoccuparti). Questa dissonanza crea preoccupazione e difficoltà nel gestire
ed esprimere la loro emotività. Insomma bisogna essere rassicuranti ma senza
nascondere la verità.
I bambini
hanno bisogno di esprimere le loro emozioni
Ciò che ha un nome si può affrontare e se forniamo un nome alle
emozioni che stiamo provando, noi adulti e anche i bambini, siano esse positive
o negative, le possiamo gestire meglio. Per questo è bene trovare un momento e
un luogo adatto, per sedersi e parlare con calma, spiegare e condividere le
emozioni che in questo momento stiamo provando noi e forse anche loro. Parliamo
e denominiamo le emozioni che stiamo provando in modo da aiutarli ad imparare
queste parole e a collegarle ai loro stati d’animo. Imparare a riconoscere le
emozioni è una questione di allenamento come tante altre cose. Con i bambini,
soprattutto quelli più piccoli, può essere utile il gioco simbolico: possiamo
mimare con dei pupazzetti la situazione attuale evidenziando anche gli aspetti
di rassicurazione e fiducia: oppure possiamo disegnare con loro aiutandoli a
rappresentare questo momento; in generale disegnare, colorare dipingere dare
forma con la pasta di sale sono tanti modi con cui si possono scaricare
tensioni e tirare fuori gli stati d’animo. Ci sono poi tanti libri che aiutano
a raccontare le emozioni attraverso le storie che raccontano.
Che altro si
può fare?
È importante mantenere una routine quotidiana, con abitudini e
orari stabili, l’organizzazione e la prevedibilità della giornata rassicura
tanto i bambini soprattutto i più piccoli.
Bisogna dare continuità ai rapporti importanti per il bambino (amichetti,
insegnanti, nonni e cugini) seppure a distanza con le videochiamate è
importante continuare a vederli e sentirli per evitare isolamento e offrire
rassicurazione del fatto che non li hanno persi e non sono scomparsi.
Se il proprio
figlio manifesta problematiche o comportamenti
mai avuti prima che fare?
Durante questo periodo un bambino potrebbe esprimere un disagio
emotivo manifestando un comportamento mai avuto prima o attraverso una
regressione o attraverso forme di aggressività e crisi di pianto. Questo vale
soprattutto per i bambini più piccoli che ancora non riescono a verbalizzare le
loro emozioni. Innanzitutto dobbiamo accogliere i loro comportamenti e
manifestazioni, accettandoli senza spaventarsi. Fondamentale è non sottolineare
troppo il comportamento sbagliato, non sgridare il bambino. Alcune cose sono
fisiologiche e dopo essere comparse improvvisamente possano regredire
spontaneamente. Se la problematica dovesse persistere può essere utile
ricorrere ad un esperto.
Insomma, i bambini anche e soprattutto in questa situazione hanno
bisogno di vivere un ambiente il più possibile sereno, di non venire angosciati
da immagini e discorsi catastrofici e di avere dei genitori emotivamente
disponibili.
Se sentite che non ce la fate e che sta diventando troppa dura
ricordate che tanti psicologi si sono organizzati per offrire sostegno
psicologico anche a distanza.
Dott.ssa Suhail Zonza Psicologa Psicoterapeuta
in collaborazione con la dott.ssa Laura Franceschin Psicologa
martedì 28 aprile 2020
Come organizzare il tempo dei bambini?
In questo momento storico di emergenza sanitaria legata al Coronavirus le famiglie sono chiamate a trovare nuovi equilibri (tra convivenza forzata, lavoro da casa, scuola a distanza…) e tra i nuovi compiti dei genitori c’è quello di aiutare i bambini a gestire il loro tempo. Attraverso questo articolo vorremmo dare alcuni spunti per riuscire a farlo in modo consapevole e seguendo alcune semplici regole che possono rendere il compito più semplice.
La gestione della giornata dei
bambini dipende da molte variabili e caratteristiche della famiglia, prima di
tutto bisogna considerare il numero e l’età dei bambini, la seconda questione
da prendere in considerazione è la presenza di uno o di entrambi i genitori in
casa e se a loro volta sono impegnati con il lavoro da casa oppure no.
Infatti non c’è nessuna organizzazione del tempo migliore di un’altra, c’è
semplicemente quella più adatta alla singola famiglia!
Cosa fare?
· Stabilire una routine giornaliera. I bambini
sono abituati ad una routine regolare, ad una sequenza di eventi che li aiuta a
passare più facilmente da un momento della giornata all’altro e ad accettare
anche le attività per loro meno piacevoli. Può essere di aiuto mantenere le routine legate all'orario della
sveglia e dei pasti e in generale
mantenere il giusto equilibrio tra apprendimento,
riposo e gioco.
· Pianificare la giornata successiva. Alla
fine di ogni giornata confrontarsi per decidere come gestire quella
successiva, considerando gli impegni con orari fissi che ha ogni membro della
famiglia (lezioni on-line, call di lavoro, turni di lavoro fuori casa…) ed
inserendo le altre attività necessarie (ad esempio i compiti o il pranzo) ed
attività di svago (televisione, gioco libero, esercizio fisico…)
· Rendere chiaro e visibile il programma della
giornata. Dopo aver pianificato la giornata è bene scrivere o disegnare il
programma su un foglio o su un cartellone (a seconda dell’età dei bambini) ed appenderlo in un posto visibile della casa.
·
Organizzazione
dei compiti scolastici. Definire in anticipo il tempo
da dedicare ai compiti, stabilire una scaletta dei compiti da eseguire e
l’ordine nel quale verranno svolti (a seconda della priorità, dell’impegno
richiesto etc.). In base all’età potrebbe essere utile distinguere i compiti
che saranno svolti in autonomia da quelli che necessitano di un eventuale
supporto dell’adulto.
·
Attività per bambini sotto ai 6 anni. Anche per i bambini più
piccoli è importante prevedere momenti ben distinti all’interno della giornata,
organizzando anche attività strutturate (soprattutto se frequentavano la scuola
ed erano abituati ad averle). Possono essere previste ad esempio attività di
lettura, di arte, momenti sonori, di gioco libero o di aiuto in casa.
·
Per gli studenti che
presentano Bisogni Educativi Speciali è
consigliabile cercare un confronto diretto con gli insegnanti per modulare il carico di
lavoro e adattarlo alle singole situazioni,
assicurarsi che anche nella didattica a distanza venga effettuata una didattica
personalizzata e vengano proposti contenuti
adatti alle caratteristiche di apprendimento dell’alunno.
Dott.ssa Suhail Zonza Psicologa Psicoterapeuta
in collaborazione con la dott.ssa Laura Franceschin Psicologa
mercoledì 22 aprile 2020
Genitori o insegnanti? Consigli per gestire la didattica a distanza con serenità
I difficili equilibri di
tante famiglie, già messi a dura prova dalla prolungata costrizione domestica ,
oltre che dall’ansia per un’emergenza sanitaria che presto si tradurrà in una
nuova emergenza economica, rischiano di crollare del tutto per la faticosa
gestione della didattica a casa. Si
devono affrontare problemi del tutto nuovi, magari con i registri online che
non si aprono, i video che non si caricano, le videolezioni che si
sovrappongono per i vari figli, stampanti che si inceppano, magari il tutto mentre sei in smart working.
Come fare?
È necessario allora mettere ordine nella gestione dell’istruzione dei figli ai
tempi del Coronavirus.
Non si può riprodurre la scuola a casa come non si può pretendere
di finire i programmi a casa come si farebbe in aula. Oggi più che mai scuola e
famiglia devono allearsi, consapevoli dei limiti della situazione, ma anche
coscienti che questa esperienza varrà per i bambini/ragazzi quanto (e forse
più) di una lezione di scienze o di storia. I
genitori non sono insegnanti ma educatori ed è questo il ruolo che devono
svolgere ancora di più in questo momento così delicato, aiutando i figli a
stare dentro il processo di apprendimento. Il problema è che la scuola a
distanza nella maggior parte dei casi delega
moltissimo alla famiglia. I genitori e la scuola
devono a tutti i costi essere alleati
nell’educazione e nella formazione di bambini e ragazzi, ma i due ruoli non
sono sovrapponibili, seppur in un’ottica di collaborazione devono rimanere
separati e paralleli. Il compito primario dei genitori non è sostituibile così
come è impensabile ricreare tra le mura di casa le
caratteristiche dell’insegnamento in aula: mancano le competenze, l’approccio, il tempo dedicato ed
esclusivo, il contributo della condivisione con i compagni. Nonostante
l’impegno da parte di tutti ci sono alcuni aspetti didattici che non si possono
pretendere a casa né dai
genitori, né dagli alunni che, per quanto “avanti” con la tecnologia, restano
sempre ragazzi, spesso bambini che, soprattutto i più piccoli, vanno seguiti e accompagnati.
Insomma, la gestione è difficile e purtroppo non c’è una ricetta, dal
momento che la situazione è nuova per tutti; ma
ci sono alcune regole che possono
aiutare. Ecco qualche consiglio per i genitori alle
prese con la didattica a distanza e i compiti.
1.
Facciamo i genitori non gli insegnanti
Smettila di vestire i panni del
maestro di scuola, sei il genitore e non sei onnipotente, autoassolviti, non puoi
fare tutto. Non tutto sarà perfetto in questo momento, ma non dipende da te, dipende
dalla situazione. L’importante è che i tuoi figli facciano quello che viene
chiesto dagli insegnanti, non sostituirti alla scuola. I ruoli sono chiari e
distinti, rimani nel tuo ruolo genitoriale. Quello che puoi fare è solo
aiutarli a organizzarsi e avere un dialogo con gli insegnanti. E soprattutto
avere pazienza e comprensione. La situazione ha colto tutti impreparati,
ricordati sempre questo quando perdi la pazienza e soprattutto guarda cosa stanno
davvero imparando i tuoi figli da questa esperienza.
2. No
all’ansia da prestazione
Concentrati sul processo di apprendimento, non sulla
prestazione. È la
prima regola, fondamentale, per sopravvivere alla didattica a distanza. È un momento inedito per tutti, in cui le
priorità sono cambiate e quello che oggi è al centro è l’importanza di
mantenere i bambini e i ragazzi impegnati nel processo di apprendimento. La
scuola non è o non dovrebbe essere un luogo in cui apprendere solo nozioni, ma un laboratorio dell’apprendimento, che
trasmetta ai ragazzi gli strumenti con cui leggere e interpretare il mondo e per
imparare ad affrontarlo. Per cui non angosciarti se i tuoi figli perderanno
parte dei programmi o “resteranno indietro”. Non è questo oggi l’aspetto che
conta: oggi più che mai i ragazzi stanno imparando la “scienza della vita”,
qualcosa che difficilmente si impara all’interno delle aule.
3. Relazioniamoci
Approfitta di questa situazione inedita per prenderti del tempo in più da trascorrere con i figli,
giocare con loro, ascoltare insieme della musica o discutere di un libro dopo
una giornata di lavoro. Abbi il coraggio di disconnetterti e di riappropriarti
di spazi e tempi nuovi. Questa situazione può essere da stimolo per creare un
modo nuovo e diverso per coinvolgersi maggiormente nella relazione col proprio
figlio e tra il proprio figlio e la scuola.
4.
Alleiamoci e non giudichiamo
Non immedesimiamoci nella parte dei giudici spietati pronti a condannare il primo errore ma cerchiamo di riconoscere e apprezzare le potenzialità dei nostri figli in senso più ampio, comprendendo che le difficoltà di adattamento e l’ambiente “casa” spesso non aiutano la concentrazione. Non alleiamoci con l’errore contro di loro, ma alleiamoci con loro per combattere l’errore. Sbagliare non piace a nessuno, neanche ai bambini e la frustrazione del “non ce la faccio”, “non sono capace” accompagnata dal giudizio spietato che la avvalla e la intensifica non è mai utile.
5. Gestiamo le emozioni
Come stanno i nostri figli? E come stiamo noi? Difficile dirlo in questa situazione eppure serve calma, niente nervosismo o ansia. Meglio interrompere, guardare un film, prendere aria se la situazione si fa “elettrica”. Evidentemente non è il momento giusto né per noi, né per i nostri figli di fare i compiti. Imparare a gestire le emozioni, soprattutto quelle che si provano in momenti come questo, è una grande lezione, ed è una cosa che si impara soprattutto vivendola. Le nozioni possono aspettare. Il giusto mix è tra fermezza e comprensione (è un momento complicato anche per bambini e ragazzi). Negoziare con il figlio adolescente, dare regole chiare al bambino. Se l’adolescente può con maggiore flessibilità scegliere il momento adatto per svolgere un compito, ai piccoli le regole danno maggiore senso di sicurezza. Questo permette di essere autorevole, anche nel campo “didattica a distanza”
6. Comunichiamo
con la scuola
Fondamentale resta comunque mantenere un dialogo coi docenti, soprattutto se riscontriamo
oggettiva difficoltà nel gestire carichi di lavoro, compiti e aspettative.
Da questa “lezione” di vita fuori programma, anche i nostri figli impareranno molto, non in termini di nozioni di scienze o geografia forse, ma di resilienza, problem solving, creatività, adattamento. E anche se i programmi ministeriali non saranno terminati a casa, cosa che non sarebbe giusta e che sminuirebbe il lavoro vero degli insegnanti, sarà importante riconoscere e annoverare tra i successi la grande ricchezza in termini di competenze emotive e relazionali con cui i ragazzi e i bambini torneranno a scuola quando tutto tornerà alla normalità.
Da questa “lezione” di vita fuori programma, anche i nostri figli impareranno molto, non in termini di nozioni di scienze o geografia forse, ma di resilienza, problem solving, creatività, adattamento. E anche se i programmi ministeriali non saranno terminati a casa, cosa che non sarebbe giusta e che sminuirebbe il lavoro vero degli insegnanti, sarà importante riconoscere e annoverare tra i successi la grande ricchezza in termini di competenze emotive e relazionali con cui i ragazzi e i bambini torneranno a scuola quando tutto tornerà alla normalità.
7.
No al braccio di ferro
La
comunicazione, nella gestione dei compiti e dello studio, può essere ferma, ma
deve essere serena. No al braccio di ferro perché ne risente la convivenza. Può esserci la divergenza su un tema, ma non arrivare mai allo
scontro. Quando non ce la fai più, la sfuriata può uscire, ma
staccati (prendi 10 minuti di pausa, datti il cambio con l’altro genitore) e
sedimenta la tua emotività. Lo farà anche tuo figlio e poi si ricomincia.
Insomma, se la didattica online è
prima di tutto un dovere delle istituzioni e un aiuto anche ai genitori che
continuano a lavorare, per impegnare i figli chiusi in casa, dando loro una parvenza di normalità e routine, è anche vero, che
la scuola è molto altro. La scuola è
condivisione, è stare assieme. La scuola in classe è insostituibile. Speriamo
che torni presto!
Dott.ssa Suhail Zonza Psicologa Psicoterapeuta
In collaborazione con la dott.ssa Laura Franceschin Psicologa
Elicriso Psicologia e Riabilitazione
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