mercoledì 6 maggio 2020

Emozioni e pensieri dei bambini ai tempi del Coronavirus



Alla televisione si parla in continuazione di questo Coronavirus, le scuole hanno chiuso all’improvviso e non hanno più riaperto, senza possibilità di salutare maestre e compagni, non si può più andare a giocare con gli amichetti, mamma e papà parlano a bassa voce di qualcosa di misterioso, a volte li vedo molto preoccupati, cosa starà succedendo?
Gli inevitabili cambiamenti che in questo periodo hanno stravolto la nostra quotidianità e le nostre sicurezze, suscitando timori e incertezze per il futuro, stanno facendo interrogare molti genitori su quali saranno le conseguenze di tutto questo sui propri figli. Le misure di restrizione e di distanziamento sociale sono  ormai in vigore da due mesi ma non è mai troppo tardi per riflettere e ragionare su come affrontare l’impatto emotivo che l’emergenza sanitaria in corso può avere nella loro vita.
Tra i bisogni emotivi primari dei bambini vi è quello della sicurezza e rassicurazione, ma come si può rassicurarli se gli stessi adulti di riferimento si trovano sotto stress, turbati, preoccupati e forse anche tristi?
Ecco alcuni consigli e spunti di riflessione per aiutarli ad esprimere le loro emozioni e a capire quello che sta succedendo senza spaventarli.


Cosa succede in questo periodo nella testa dei bambini?
Immaginiamo di essere in un supermercato un giorno affollato, ci guardiamo attorno e vediamo qualcuno preoccupato, qualcuno tranquillo, qualcuno arrabbiato, qualcuno in preda ad un attacco di panico e qualcuno che all’improvviso scappa via lasciando tutta la spesa nel carrello. Nessuno parla e dice nulla ma le espressioni facciali e i comportamenti dicono molto e il panico prende il sopravvento anche su di noi. Ecco per i bambini è così. Si rendono conto che qualcosa di brutto sta accadendo ma se noi non gli forniamo una spiegazione tendono a fantasticare e spesso le fantasie sono peggiore della realtà spiegata in parole semplici. I bambini vivono nel presente e questo li porta a preoccuparsi meno degli adulti di quello che accadrà domani. Un bambino oggi può essere dispiaciuto di non aver potuto festeggiare il compleanno con gli amichetti ma non è angosciato per la perdita del lavoro come può accadere a un genitore. Bisogna evitare quindi di proiettare su di loro le nostre paure.

I bambini sono contagiati dalle emozioni degli adulti
Fin da piccolissimi, in situazioni difficili, i bambini, fanno proprie le emozioni che i genitori vivono in quel dato momento, come una sorta di “contagio emotivo”. Si trovano quindi a dover gestire emozioni come tristezza, paura e rabbia senza però avere le informazioni cognitive che spiegano cosa sta accadendo. Per questo è necessario rassicurarli senza nascondere la verità.

I bambini hanno bisogno di sapere cosa succede
I bambini, a qualsiasi età, tendono a riempire i silenzi e a darsi delle risposte che spesso sono più drammatiche della situazione reale e suscitano più ansia di quanto ne creerebbe una spiegazione reale, seppur semplificata, da parte di un adulto. Davanti ad una situazione così nuova è necessario spiegare ai bambini cosa sta succedendo con parole semplici e chiare, con spiegazioni adeguate all’età e senza drammatizzare. Usiamo parole semplici e chiare, rispondiamo alle domande che il bambino pone senza spaventarci o sottrarci.


Come bisognerebbe spiegare cosa sta succedendo?
A prescindere dall’età del bambino è importante dire sempre la verità ovviamente  modulando il linguaggio e le informazioni in base all’età del figlio. Stiamo attenti a non creare una dissonanza tra le emozioni negative che i bambini vedono e percepiscono intorno a loro (stress, tristezza, nervosismo) e le informazioni positive che gli forniamo (va tutto bene, non sta succedendo nulla, non preoccuparti). Questa dissonanza crea preoccupazione e difficoltà nel gestire ed esprimere la loro emotività. Insomma bisogna essere rassicuranti ma senza nascondere la verità.

I bambini hanno bisogno di esprimere le loro emozioni
Ciò che ha un nome si può affrontare e se forniamo un nome alle emozioni che stiamo provando, noi adulti e anche i bambini, siano esse positive o negative, le possiamo gestire meglio. Per questo è bene trovare un momento e un luogo adatto, per sedersi e parlare con calma, spiegare e condividere le emozioni che in questo momento stiamo provando noi e forse anche loro. Parliamo e denominiamo le emozioni che stiamo provando in modo da aiutarli ad imparare queste parole e a collegarle ai loro stati d’animo. Imparare a riconoscere le emozioni è una questione di allenamento come tante altre cose. Con i bambini, soprattutto quelli più piccoli, può essere utile il gioco simbolico: possiamo mimare con dei pupazzetti la situazione attuale evidenziando anche gli aspetti di rassicurazione e fiducia: oppure possiamo disegnare con loro aiutandoli a rappresentare questo momento; in generale disegnare, colorare dipingere dare forma con la pasta di sale sono tanti modi con cui si possono scaricare tensioni e tirare fuori gli stati d’animo. Ci sono poi tanti libri che aiutano a raccontare le emozioni attraverso le storie che raccontano.

Che altro si può fare?
È importante mantenere una routine quotidiana, con abitudini e orari stabili, l’organizzazione e la prevedibilità della giornata rassicura tanto i bambini soprattutto i più piccoli.
Bisogna dare continuità ai rapporti importanti per il bambino (amichetti, insegnanti, nonni e cugini) seppure a distanza con le videochiamate è importante continuare a vederli e sentirli per evitare isolamento e offrire rassicurazione del fatto che non li hanno persi e non sono scomparsi.

Se il proprio figlio manifesta problematiche o  comportamenti mai avuti prima che fare?
Durante questo periodo un bambino potrebbe esprimere un disagio emotivo manifestando un comportamento mai avuto prima o attraverso una regressione o attraverso forme di aggressività e crisi di pianto. Questo vale soprattutto per i bambini più piccoli che ancora non riescono a verbalizzare le loro emozioni. Innanzitutto dobbiamo accogliere i loro comportamenti e manifestazioni, accettandoli senza spaventarsi. Fondamentale è non sottolineare troppo il comportamento sbagliato, non sgridare il bambino. Alcune cose sono fisiologiche e dopo essere comparse improvvisamente possano regredire spontaneamente. Se la problematica dovesse persistere può essere utile ricorrere ad un esperto.


Insomma, i bambini anche e soprattutto in questa situazione hanno bisogno di vivere un ambiente il più possibile sereno, di non venire angosciati da immagini e discorsi catastrofici e di avere dei genitori emotivamente disponibili.
Se sentite che non ce la fate e che sta diventando troppa dura ricordate che tanti psicologi si sono organizzati per offrire sostegno psicologico anche a distanza.

Dott.ssa Suhail Zonza Psicologa Psicoterapeuta
in collaborazione con la dott.ssa Laura Franceschin Psicologa

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