lunedì 17 dicembre 2012

LE MAESTRE DICONO CHE SCRIVO MALE! Disgrafia: cos'è e come riconoscerla.



L'ingresso alla scuola elementare segna un momento importante per i bambini, di crescita e di cambiamento. Cambiano le insegnanti, talvolta i compagni, cambiano gli spazi e i tempi, ma soprattutto cambiano i compiti e le richieste: inizia l'apprendimento delle materie curriculari. L'attività che occuperà la maggior parte del tempo sarà la scrittura. Si chiederà ai bambini di scrivere sul quaderno o di copiare dalla lavagna, lettere, parole, frasi, testi, e di continuare a scrivere a casa per svolgere i compiti.
Ma cosa significa scrivere?
La scrittura è la rappresentazione grafica del linguaggio verbale, per mezzo di un sistema di segni detti grafemi.
Scrivere, soprattutto se in corsivo, viene considerato la naturale evoluzione del movimento umano, del quale conserva e rispecchia le caratteristiche di continuità e fluidità. Alcuni studiosi definiscono questa abilità, o più specificatamente la grafo-motricità, come una funzione applicata della psicomotricità (Tajan, 1982).
Dietro questo atto quotidiano, automatico e fluido, si nascondono processi molto più complessi, che operano in maniera sinergica. Alla base, si coordinano diverse competenze: di percezione visiva, di organizzazione ed integrazione spazio-temporale, di conoscenza e rappresentazione dello schema corporeo, di coordinazione motoria, di dominanza laterale, di memoria e attenzione.
Inoltre, per scrivere il bambino impara a controllare a più livelli l'arto superiore per la prensione dello strumento grafico, il corretto assetto posturale da mantenere, la modulazione della forza usata e della pressione impressa sul foglio, gli aspetti dimensionali e direzionali del tratto, nonché il ritmo della scrittura.
Che vuol dire scrivere male?
Scrivere male potrebbe essere sintomo di Disgrafia.
La Disgrafia è un disturbo correlato al linguaggio scritto, che riguarda le abilità esecutive della scrittura. È un Disturbo Specifico dell'Apprendimento (DSA) che si manifesta con difficoltà a riprodurre sia i segni alfabetici che quelli numerici. Questa difficoltà riguarda esclusivamente il grafismo e non le regole ortografiche e sintattiche che, nonostante tutto, potrebbero essere inficiate a causa della frequente difficoltà di rilettura e di autocorrezione.
Il disturbo della scrittura può essere evidenziato solo a partire dalla seconda elementare, quando l'apprendimento del codice scritto è dato per acquisito (Facecchia e al., 2011).
Chi sono i bambini disgrafici?
La disgrafia può avere diverse cause: difficoltà motorie, problemi linguistici e di lettura, problemi comportamentali (Ajuriaguerra e Auzias, 1975).
I principali manuali per la diagnosi e l'inquadramento del disturbo individuano alla base diversi aspetti disfunzionali: difficoltà esecutive; deficit negli ambiti dell'apprendimento, di tipo fonologico/lessicale/sintattico; l'associazione di più fattori che inficiano il processo di codifica della scrittura (Bertelli e Bilancia, 1996).
Altri studi dimostrano la relazione con il disturbo del movimento e il ruolo centrale di quest'ultimo (Hamstra-Bletz e Blote, 1993). A questi deficit spesso si sommano quelli di processamento visivo.
La prevalenza delle difficoltà di scrittura è stimata tra il 5% e il 25%.
I bambini disgrafici hanno un quoziente intellettivo nella norma, ma fanno molta fatica a scrivere e non amano questa attività. Presentano una scrittura molto irregolare e disomogenea per forma e dimensione dei grafemi, lenta e illeggibile; gli alunni disgrafici dimenticano il modo in cui vengono composte le lettere o utilizzano modalità non uniformi e atipiche per la composizione delle stesse. 
La postura del tronco, della testa e del braccio è alterata: spesso il gomito dell'arto impegnato nella funzione è sollevato dal piano di appoggio, mentre l'altro arto viene svincolato dal ruolo di supporto.
Si osservano, inoltre, uno scarso controllo dello spazio grafico e dei collegamenti tra i grafemi: la linea di scrittura può presentarsi orientata verso l'alto o verso il basso, lo spazio tra le lettere o le parole è frequentemente eccessivo o insufficiente, si evidenziano frequenti inversioni dei caratteri. Copiare alla lavagna potrebbe essere complesso, in quanto i compiti da tenere sotto controllo sono maggiori e si aggiunge la difficoltà di passare da un piano verticale ad un piano orizzontale continuamente.
Questi aspetti si discostano dalle usuali differenze stilistiche presenti tra gli alunni e determinano nei bambini un disagio nell'adattamento della vita quotidiana.
Quando è importante intervenire?
Nell'era della tecnologia, in cui qualsiasi supporto digitale permette la produzione di testi scritti con caratteri universali e leggibili, si sceglie di intervenire sulla disgrafia quando quest'ultima diventa un disagio nelle attività quotidiane e un ostacolo al processo di crescita. Inoltre, non vanno sottovalutate le implicazioni socio-emotive che essa comporta.
Gli obiettivi dell'intervento sono volti prima di tutto al recupero delle disfunzioni della scrittura e al sostegno dello sviluppo armonico del bambino. 
La sperimentazione continua di insuccesso porta il piccolo a sviluppare una scarsa autostima, che può scaturire in un disagio psicologico caratterizzato da manifestazioni socio-affettive quali inibizione, aggressività, atteggiamenti istrionici e in alcuni casi depressione. La disgrafia lo pone di fronte alla certezza della propria incompetenza, poiché la scrittura è l'aspetto più visibile dell'apprendimento. Spesso si sviluppa precocemente rifiuto per la scuola, contenitore del disturbo.
Dunque, appare importante individuare il bisogno di aiuto del bambino e la sua motivazione. Un intervento precoce permette una migliore efficacia del trattamento. Infatti, con il passare del tempo le modalità di scrittura possono diventare sempre più radicate e difficili da modificare.
La diagnosi di disgrafia viene effettuata tramite la collaborazione di diverse figure professionali (neuropsichiatra infantile, psicologo, terapista delle neuro e psicomotricità dell’età evolutiva) e la figura maggiormente indicata per il trattamento riabilitativo è il terapista delle neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.
In ultima analisi, si sottolinea l'importanza della prevenzione e del ruolo di genitori ed insegnanti nell'individuazione dei fattori di rischio già nella scuola dell'infanzia.



Dott.ssa Serena Tedeschi
Terapista della Neuro e Psicomotricità dell'Età Evolutiva
Elicriso Psicologia e Riabilitazione


Nessun commento:

Posta un commento